Le Chiese e i santuari

Chiesetta di Degna

All'interno si trova una pregevole tela del brenese Domenighini. 

Chiesa di sant'Antonio

Nella piazza omonima. Si tratta di uno dei pochissimi esempi di architettura neogotica in Valcamonica. Risale alla fine del secolo XIV. Magnifico portale in arenaria rossa. Interno ad aula unica e volte a crociera. 

La chiesa, costruita tra il XIV ed il XV secolo, presenta alcune irregolarità sia nella pianta, sia nelle forme esterne, a testimonianza della continua co-evoluzione con il tessuto urbano della cittadina e con la sua storia, sociale ed urbana. Lo stile dell’insieme è neogotico, nella particolare elaborazione che ebbe localmente questo stile. Troviamo quindi pochi slanci ascensionali, rapporti volumetrici nettamente a favore dei pieni e riferimenti gotico-rinascimentali per lo più limitati a particolari architettonici, come le aperture lunghe e strette terminanti a sesto acuto. Il centro della facciata è dominato da un grande portale quattrocentesco in arenaria rossa, con decorazioni e affreschi. La muratura, originariamente in conci di pietra, è stata intonacata.

Gli affreschi

Deve la sua fama agli affreschi della volta del presbiterio: Evangelisti, Dottori della Chiesa e Simboli evangelici, attribuiti al Civerchio per la loro specifica qualità pittorica affidata alla monumentalità delle figure, alle pieghe dei panni "che sembrano foglie d'argento fuse", e alla "durezza dei tratti dei visi tondeggianti e imbambolati".

L'altro richiamo è costituito dagli affreschi delle pareti (sempre del presbiterio), concordemente assegnati a Gerolamo Romanino; ma qui s'arresta la concordanza poiché poi tutto il resto risulta avvolto da somma incertezza, sia nell'individuazione dei soggetti tematici, sia nella cronologia che nella valutazione estetica: e ciò è dovuto non al capriccio dei critici, ma allo stato oggettivo di conservazione, in parte - e soltanto in parte - recuperato con i restauri del 1956. Tuttavia, la situazione generale resta quella di frammenti, staccati dall'unità, ormai perduta, del proprio contesto narrativo. Né purtroppo fino ad oggi si può disporre di una documentazione storica d'ausilio.
Pertanto alla lettura tematica null'altro è concesso che avanzare per ipotesi: Daniele nella fossa dei leoni e/o Leggenda dei tre fanciulli nella fornace, sulla parete di destra? Tradimento di Giuda, sulla parete sinistra? Sicuro è l'Eterno Padre con angeli, nella parte superiore della parete di fondo; ma poi ancora dubbi sugli altri soggetti: Susanna proclamata innocente da Daniele? Banchetto di Erode e/o Convito di Baldassare? Dagli affreschi del Romanino alla pala dell'altare maggiore, raffigurante la Beata Vergine in trono fra i santi Sebastiano, Rocco, Antonio abate e Siro, con l'Annunciazione nei due tondi dei pennacchi, Giovanni Battista e altri santi nei tondi della predella. In questa pala, ora definitivamente riportata nel catalogo di Callisto Piazza, variamente operante in terra camuna negli anni Venti e Trenta del secolo XVI, il vivido cromatismo e la distribuzione dei gesti rinviano al Romanino, ed al Moretto anche, e forse a qualche contatto con l'officina ferrarese; ma è di Callisto la sapiente, tranquilla, composta stesura del colore. Un ultimo restauro, voluto dall'Amministrazione Comunale con il contributo della Banca di Valcamonica, ha ridato splendore agli affreschi.

Virtual tour nella chiesa

Chiesa di San Maurizio

Presso il cimitero. Era l'antica parrocchiale. Le originarie caratteristiche cinquecentesche hanno subito rimaneggiamenti. Il campanile, con cuspide piramidata, è stato restituito alla sua intatta bellezza da recenti restauri che pure hanno messo in luce le originarie finestre bifore.

Chiesa di San Valentino

La prima costruzione eretta su questo piccolo colle, risale all’epoca romana, dedicata al “Sole Divino”; nel X secolo sopra le rovine romane venne eretta una chiesetta, ampliata poi nel 1520 nella struttura di stile lombardo, che noi vediamo oggi. La facciata è preceduta da un pronao rinascimentale che poggia su quattro colonne di arenaria rossa. L’interno a due navate con volte a crociera è arricchito da opere pittoriche: Decollazione di Giovanni Battista di Giovanni Gaioni sopra l’altare maggiore.

La costruzione, di origine quattrocentesca, è preceduta da un portico rinascimentale. L'interno è a due navate, con volte a crociera. Nella seconda e terza volta della navata destra, affreschi del Maestro di Nave, datati 1500 e raffiguranti i Dottori della Chiesa. Sulla parete affreschi raffiguranti Santi e alcuni frammenti datati 1484, forse di Giovan Pietro da Cemmo. Del secolo XVII sono l'altare maggiore e la pala di soggetto incerto. Sulla parte di fondo della navata di sinistra, Madonna con Bambino, S. Sebastiano e S. Rocco, con un'Annunciazione, affreschi di scuola lombarda datati 1535.

Chiesa di Santa Maria al Ponte

Ad unica navata, con due altari laterali. Vasto pronao, sostenuto da colonne in pietra di Sarnico, con capitelli decorati. Ricco di decorazioni anche il portale in pietra simona; nella lunetta sovrastante, affresco raffigurante la Natività di Maria. Sul lato destro, altro portale della medesima pietra, datato 1545. Sempre sul lato destro, addossato alla chiesa, il tempietto di Minerva: Cappelletta assai interessante, dalle belle proporzioni d'insieme, in elegantissima architettura del secolo XVI. Menzione particolare meritano i colonnati e le cornici. L'intercolunnio è chiuso da cancellata in ferro. Altare con nicchia e scultura in pietra di Sarnico raffigurante la dea Minerva. Ai lati e nella volta affreschi del secolo XVI - XVII di ottima fattura. Nella parte superiore della cupola, all'esterno, si notano delle decorazioni incise, una scritta e forse la data del 1522.

Chiesetta di S. Carlo

Attigua alla parrocchiale. Di struttura seicentesca.

Cappella di S. Apollonia

Posta sulla strada campestre che porta a S. Valentino. La struttura è del secolo XVII.

Santuario di Minerva

Scoperto nel 1986 e aperto al pubblico nel 2007, il Santuario di Minerva è un parco archeologico eccezionale dove la bellezza e la sacralità naturale del luogo si uniscono alla monumentalità dell’intervento romano conservato in maniera ben leggibile nelle strutture.
I resti monumentali portati alla luce sono ora accessibili e fruibili al coperto di una bella struttura architettonica e valorizzati da un apparato didascalico in italiano e inglese. Sotto l’occhio vigile di Minerva il visitatore potrà ripercorrere, come duemila anni fa, gli spazi del culto e del rito ai piedi dell’altura da cui sgorgava l’acqua sacra. Il santuario romano dedicato a Minerva fu un luogo di culto ma anche sede d’incontro, di scambio, di controllo della viabilità. Strutturato in età Flavia (69-96 d.C.) secondo il canone del tempio italico, è composto da un corpo centrale, collocato su alto podio cui si accede tramite gradinate, e da due ali laterali porticate che si protraggono verso il fiume delimitando un ampio cortile scoperto. L’ambulacro sul fronte si allarga davanti all’aula di culto a formare un pronao monumentale. L’aula centrale, che ospita nella parete di fondo una nicchia sopraelevata per la statua di Minerva, è affrescata da girali e finte crustae marmoree e ha come pavimento un mosaico a tessere bianche e nere con motivi geometrici. Vasche, fontane e statue nel cortile abbellivano l’intero complesso. 

L'originale della statua di Minerva, ora esposta al Museo Archeologico Nazionale di Cividate Camuno, è forse la più antica tra le repliche finora note di età romana provenienti da collezioni storiche, presso il santuario ne è esposta una copia. La dea indossa chitone e himation e porta sul petto l’egida ornata al centro dal gorgoneion. La testa è sormontata da un elmo dotato di un ricco cimiero e decorato da una sfinge alata. Con la mano sinistra reggeva la lancia, mentre con la destra tesa in avanti porgeva la patera (piatto) nel gesto di ricevere offerte. I resti monumentali portati alla luce sono quanto rimane di un antico complesso santuariale, scelto per la sua posizione particolare, sulla riva orientale del fiume Oglio, in un’area percorsa da grotte e cavità naturali scavate dall’acqua il cui culto, instaurato dalla locale popolazione alpina dal V secolo a.C. in relazione a una divinità femminile venerata all’aperto, fu mantenuto poi dai Romani dopo la conquista della Valle Camonica, ad opera delle truppe romane guidate dal proconsole Publio Silio Nerva nel 16 a.C., e la fondazione della vicina Civitas Camunnorum (attuale Cividate Camuno) vera città romana capitale della valle. 

Frequentato fino all’età tardoantica (IV secolo d.C.), il santuario fu incendiato e distrutto nel V secolo, forse in concomitanza con l’inizio dell’evangelizzazione della valle attribuito al vescovo bresciano Vigilius. Nell’alto Medioevo offrì tra le sue rovine dimora e approdo, prima di essere sepolto nel 1200 da fango e detriti portati da una violenta inondazione. Scoperto nel 1986 e aperto al pubblico nel 2007, il Santuario di Minerva è un parco eccezionale dove la bellezza e la sacralità naturale del luogo si uniscono alla monumentalità dell’intervento romano conservato in maniera ben leggibile nelle strutture. Sotto l’occhio vigile di Minerva il visitatore potrà ripercorrere come duemila anni fa gli spazi del culto e del rito ai piedi dell’altura da cui sgorgava l’acqua sacra. Civitas Camunnorum, la città dei Camuni, fondata in un luogo particolarmente felice dal punto di vista geografico, paesaggistico e climatico, protetta dalle montagne alle spalle e affacciata sul fiume Oglio, fu punto di riferimento e di aggregazione di tutte le genti della valle e modello avanzato di romanità. S.S. 42 Darfo Boario Terme-Edolo, uscita Cividate Camuno. Si prosegue verso Breno attraversando il borgo di Malegno. Al ponte di Minerva sul fiume Oglio, sul lato sinistro c’è un parcheggio, su quello destro parte la strada da cui si procede a piedi per il Santuario di Minerva.

ORARI DI APERTURA:

  • Sabato e Domenica dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 14:30 alle 18:00
  • su prenotazione allo 0364-322603

Ulteriori informazioni

Ultimo aggiornamento
16 luglio 2021